Gabriele Bianchini
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@mr.candie
43 anni
Marche
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Sono qui perché
Ciao a tutti! Ho un po' di esperienza ed attrezzatura per arrampicare, lambisco il 6 grado in falesia e vie facili tradizionali, alpinismo classico, hiking, trekking, bivacco, ciaspolare, sciare, sci escursionismo, ferrate, speleologia, torrentismo. Frequento il Cai, sez. Di Fabriano e quella di Jesi (AN). Faccio parte del gruppo Il chiodo nella roccia. In associazione a qualche bella attività non disdegno il relax, le mangiate, la musica, feste e soprattutto una conversazione di qualità. - Primo Levi, montagne e libertà - L’atto di salire in montagna non si può ridurre a un semplice esercizio fisico, e neppure al desiderio di raggiungere una meta tangibile (una vetta, un bosco, un rifugio,…). Spesso infatti si sale alla ricerca di sensazioni immateriali; spinti dalla necessità di respirare determinate emozioni, di lasciarsi trasportare da stati d’animo inconsueti e, a volte, addirittura inediti. Non è quindi un caso che per molti la montagna rappresenti un baluardo di libertà; concetto ampio e complesso che, tuttavia, emerge abitualmente dalla narrazione delle esperienze alpine. Quando mi capita di incontrare questa associazione (montagne-libertà) penso a Primo Levi. Il suo amore per la montagna e per l’alpinismo emerge timidamente dalla sua biografia: altri e più drammatici episodi l’hanno infatti segnata in maniera indelebile. Ma era una passione sincera e in un certo senso salvifica. Negli anni dell’università Levi saliva in montagna principalmente con due amici, nonché compagni di studi: Sandro Delmastro e Alberto Salmoni. La loro attività alpinistica si intensificò in modo particolare dopo il 14 luglio 1938, anno in cui fu pubblicato l’ignobile “manifesto della razza”. Levi, com’è a tutti noto, aveva origini ebraiche. Anche Salmoni era ebreo, mentre Delmastro aveva ereditato dalla famiglia una cultura antifascista. I tre salivano in montagna per allontanarsi da una società in cui non riuscivano a rispecchiarsi. Andavano ad arrampicare d’estate o con gli sci e le pelli d’inverno per prendere le distanze da un’atmosfera pregna di intolleranza; da un mondo in cui non si sentivano accettati. Lassù, tra le vette, tornavano a respirare e, come scrisse più avanti Levi, avevano ancora il privilegio di essere “padroni del proprio destino”. Tuttavia non raggiungevano i rilievi solo per fuggire temporaneamente dalla realtà di tutti i giorni, ma anche per guardarla dall’alto, con occhio meno coinvolto e di conseguenza più lucido e nitido. Ecco, questa è forse la maggiore libertà che ci possono offrire le montagne: acquisire una prospettiva aerea capace di guidarci tra gli impervi sentieri della vita con maggior consapevolezza.
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